Vacanze 2004

Mentre sono ancora assonnato 0 scrivo qui come è stata la mia crociera.


Giorno 1: Il giorno della partenza.
Dobbiamo essere a Catania alle 09.30, ovviamente mia mamma mi sveglia con larghissimo anticipo. Ho passeggiato avanti e indietro un bel pezzo prima di salire in macchina e finalmente ci siamo avviati.
Dimenticavo l’elenco dei partecipanti (non di tutta la crociera, solo della mia famiglia):
Mamma: Meglio nota come Mamma
Papà: Meglio noto come “Lasciami in pace”
Io: Meglio noto come “piantala!”
Elena (sorella): Meglio nota come “A me quei pantaloni non piacciono per niente”
Lorenzo/Lop (fratello): Meglio noto come: “Sbrigati!”
Abbiamo raggiunto l’autobus che ci ha poi portati a Palermo ed abbiamo lasciato a terra 3 ritardatari dopo averli aspettati ben 15 minuti.
Data l’ora di partenza da Catania, e visto che il nostro imbarco era previsto per le 14, abbiamo aspettato “qualche ora” al porto.
Procedura di imbarco: Quando siamo arrivati al porto, ci hanno fatto posare i bagagli e ci hanno detto di salire sopra per imbarcarci. Saliamo ed un altro tizio ci dice che non possiamo salire e che dobbiamo andare in sala d’attesa. La sala d’attesa si trova li accanto e la porta è pure aperta, ma noi non lo sappiamo ancora e così facciamo come ci dicono: cioè scendiamo sotto di nuovo, aggiriamo l’edificio e saliamo dall’altro lato.
Mentre saliamo a bordo sempre quel tizio mi ha dato una pacca sulle spalle… Ah ora ti viene la gentilezza? Ma vai a 0
Ci hanno dato 5 carte magnetiche (da ora in avanti “cartuzze”) che oltre per aprire la porta servivano anche per pagare, quindi i miei genitori hanno lasciato i miei fratelli senza cartuzza e mio padre mi ha testualmente detto: “Non infilare quella carta da nessuna parte.”
Devo dire di essere rimasto un po’ spiazzato dalla cosa, dato che non sapevo ancora che servissero anche a pagare, quindi ho risposto: “Oh ma certo,sai com’è. Io vado sempre in giro a ficcare le cartuzze in tutti i buchini che trovo.”
Ho anche cercato di girovagare un pochino, ma senza piantina sono riuscito solamente ad incontrare altri strettissimi corridoi pieni di porte per accedere alle relative cabine.
Dato che eravamo alquanto morti di fame, verso le 17 Papà è riuscito a reperire della pizza, ci siamo saziati e ce ne siamo andati di nuovo in cabina… Ah già, dovete sapere che occupavamo 2 cabine su due ponti (ma io li ho chiamati “piani” per tutta la settimana) diversi. Io e i fratellonzoli stavamo al n.7 e i vecchiardi (Come dice Lop) al n.10.
Dovete sapere (anzi non è che dovete proprio ma io voglio dirvelo lo stesso) che ogni piano aveva il nome di un’opera, dato che la nave si chiamava “Opera”, ma questa è un’altra di quelle cose che non sono riuscito ad imparare.
Ah, ho anche incontrato un pianoforte a coda che ho suonato con piacere, soprattutto perché non mi hanno cacciato a calci come mi sarei aspettato…
Adesso arriviamo al famoso “Cocktail (si scrive così vero?) con il capitano”. Nel programma c’era scritto che il capitano invitava tutti i nuovi imbarcati. A me non fregava niente ma Mamma ci teneva e quindi ci siamo andati.
Il posto dove si sarebbe tenuta questa cosa si trovava nella prua (che è il davanti della nave) nel piano 7, mentre la mia cabina stava a poppa (indovinate?). Quindi ci avviamo quando dopo vari avanti e indietro, scopriamo che ad un certo punto è un muro quello che incontriamo, così saliamo di un piano, andiamo nella prua e poi scendiamo di nuovo. Ancora li maledico per tutta la strada in più che mi hanno fatto fare.
Il tutto si è risolto in un paio di aranciate.
Abbiamo trovato il ristorante per la cena (che stava a poppa quindi di nuovo tutto il percorso) al piano 6. Siamo giunti alle 21, come previsto dalla bibbia del crocierista, ma ci hanno detto che avevano previsto male quindi ci hanno fatto aspettare 30 minuti fuori dalla porta.
Abbiamo ascoltato compiacenti il discorsetto del nostro cameriere Benny che ci diceva quanto lui ci fosse amico ed un secondo cameriere mi ha colto di sorpresa mettendomi il tovagliolo sulle gambe. Poi io l’ho preso, l’ho disteso e l’ho rimesso sulle gambe dato che io preferisco coprire la maggiore superficie possibile.
Adesso leggete attentamente perché questo è un punto importante per questa storia: abbiamo incontrato per la prima volta il“Peggior Nemico” che sarebbe il cameriere che si occupava di tenere alto il livello dell’acqua nei nostri bicchieri. Appena uno beveva lui era li in agguato pronto a riempirti di nuovo il bicchiere.
Qualcuno si starà chiedendo come mai questo “Acquologo” (come dice Lop) ho deciso di chiamarlo in questo modo, mentre qualcun’altro sarà troppo ebete per porsi delle domande.
Come disse il gran consiglio: “Qualcuno ha delle domande da porci?”
Hem dicevo… L’acqua a tavola non era compresa nel prezzo, mentre quella dal distributore si. Quindi il Peggior Nemico, a fine pasto veniva e chiedeva una “Carta mag-netica” per addebbitare le bottiglie.
Mmmmm… Immagino che vorrete sapere cosa abbiamo mangiato… Beh non me lo ricordo.
Poi il programma era di andare in discoteca, per la serata per 15enni (mia sorella è nata circa 15 anni fa) e, una volta tanto abbiamo trovato un posto senza difficoltà. Peccato che fosse un deserto a parte alcuni bambini di 5 o 6 anni che correvano in giro.
Quindi all’unanimità HO deciso che saremmo andati in biblioteca (c’era una biblioteca a bordo?? Beh loro sostengono di si.). Si trovava vicino al posto dove abbiamo incontrato (da lontano) il capitano, quindi solito rompimento: salire di un piano per evitare il muro e poi scendere.
Con fatica apriamo la porta a molla (durissima, ma ora sono un campione di body building visto che TUTTE le porte erano così) entriamo e troviamo 4 vecchietti che giocano a carte in un tavolino. Io dirigo immediatamente lo sguardo verso gli scaffali e con mio estremo disappunto noto che più della metà di essi erano vuoti.
Do un’occhiata ai libri e mi accorgo che quelli scritti da autori che conosco, sono in tedesco o in francese. Tra l’altro gli scaffali sono pure chiusi a chiave e in giro non ci sono impiegati.
Poi ci siamo decisi a fare una cosa divertente: siamo saliti sopra e ci siamo messi a saltare osservando come il vento ci spostasse (se non lo capite lasciate perdere).
Ci siamo addormentati verso l’una di notte.

Giorno 2: Tunisia
I miei genitori ci hanno buttato giù dal letto verso le 6 (che crudeltà) dato che avevamo l’escursione prenotata per le 7.30 e dovevamo fare colazione prima.
Se volete sapere quello che ho visto guardatevi un documentario e probabilmente lo vedrete meglio di come l’ho visto io. Però vi dico che ho apprezzato i semafori:
Per passare dal rosso al verde prima accendevano il giallo assieme al rosso (così uno si inizia a preparare) e per passare dal verde al rosso, prima il verde inizia a lampeggiare, poi lampeggia il giallo ed infine diventa rosso.
Del pomeriggio passato a bordo non ricordo niente, quindi credo che non sia stato un gran bel pomeriggio.
La sera avevo sonno e dopo cena sono tornato in cabina con mio fratello. Lui voleva lottare ma io no quindi l’ho dovuto sgridare per farlo dormire. Gli altri sono andati a vedere lo spettacolo in teatro.

Giorno 3: Palma
Che bello!! Finalmente oggi si dorme!
Abbiamo fatto colazione addirittura dopo le 8 e poi gli altri sono andati in piscina mentre io sono andato a suonare.
Pranziamo presto e poi incontriamo la guida antipatica che ci farà vedere Palma. Ha strillato per tutto il tempo nel microfono ed io ho dovuto tenere le dita nelle orecchie.
Oltre la panca del negozio delle perle finte su cui mi sono seduto con Lop, ho visitato anche la Grotta del Drago. Non sono male ma io consiglio di evitarle a causa della folla. Molto più tranquille le grotte di Pertosa: sono in Italia ma non dirò dove, così riusciranno a raggiungerle solo i più meritevoli (quelli che sono capaci di trovare un luogo su un atlante).
Inoltre a Pertosa si scende con la guida del luogo mentre li a Palma oltre a non esserci guide sul posto, non fanno entrare nemmeno le guide dei gruppi.
Cena e poi in cabina a leggere con mio fratello, mentre gli altri erano a teatro.
Cosa ho letto? Io volevo portarmi un libro da casa, ma visto che a bordo c’era la “biblioteca”, mi è stato impedito. Quindi la Mamma è riuscita a prendere una fiaba in prestito dalla biblioteca.

Giorno 4: Barcellona!
Dovete sapere che quella mattina Mamma è entrata cantando “É mezzanotte” (avete presente?) e io, ancora assonnato, spalleggiato dal fatto che in una cabina senza finestre è sempre mezzanotte, ho pensato che fosse davvero mezzanotte e che loro fossero passati per darci la buona notte… Invece volevano proprio svegliarmi.
Qui ci dovete andare per forza! Ha il primato della passerella per scendere a terra più comoda di tutto il viaggio, il porto più curato e poi è una bella città.
Però “quell’architetto” non mi convince molto: le costruzioni sembrano belle ma secondo me poco vivibili.
Nel pomeriggio, in cabina, si è consumata la più violenta battaglia di cuscini che ho mai avuto con mio fratello (nella cabina c’erano 8 cuscini, di cui 2 belli grossi e pesanti).
Ah, per la prima volta dopo cena non sono andato a dormire.

Giorno 5: Marsiglia
Quello che ricordo della mattina passata in giro è che prima sentivo freddo e poi sentivo caldo. Ah un’altra cosa ricordo… l’autista pazzo del trenino per i turisti…
E’ stato in questa città che ho avuto la brillante idea di un rilevatore satellitare per tutte le cacche di cane che ci sono per terra. Poi si collega con il GPS che ti segnala acusticamente quando stai per pestarne una.
In origine l’idea era meno rifinita e prevedeva una normale piantina cartacea, però le cacche non sono stabili come le strade, quindi un riconoscimento ottico (e olfattivo?) da un satellite poteva risolvere il problema.
Quando sono tornato in cabina prima di andare a pranzo, in TV c’era il menu del DVD del “Signore degli Anelli – Il ritorno del Re” ma ovviamente il film non dava cenni di voler iniziare… Poi è iniziato nel tardo pomeriggio, dopo avermi fatto star male dal desiderio di vederlo.

Giorno 6: Genova
La mattina all’acquario… anche qui piuttosto affollato. Ma ho visto una cosa fichissima: dei pesci piccoli ancora dentro le uova (che erano trasparenti) che muovevano la coda!
Tutto ciò che ho fatto nel pomeriggio è stato di vedermi un film in tv con John Wayne. A quanto pare sulla barca (come la chiamo io) i divertimenti principali sono: mangiare (ma non posso farlo tutto il giorno), prendere il sole (che noia), giocare al casinò (puntata minima 10€) e farsi il bagno nell’affollata tinozz… hem piscina.
Dovete sapere che sul depliant c’era scritto che a bordo ci sarebbe stato un campo da tennis… Probabilmente era così piccolo che non l’ho visto. Ho visto un tavolo da ping-pong (specificato a parte nel depliant) ma niente tennis.
Ah, c’era anche una sala per la realtà virtuale. Da grande appassionato di tutto ciò che suona vagamente hi-tech io ci sono andato, e devo dire di aver trovato cose che non mi aspettavo assolutamente di trovare… Era una stanza vuota con qualche presa elettrica qua e la… C’era anche un’enorme “presa in giro”…

Giorno 7: Napoli
Qui vengo direttamente alla parte interessante. Invece di aggregarci all’escursione della barca, siamo scesi a piedi per conto nostro.
Esiste un percorso pedonale nel porto di Napoli? Io non ne ho visti. So di essere passato scavalcando catene, incontrando strisce pedonali che poi finivano contro muretti. E rischiando da essere travolto da taxi imbizzarriti.
Ed ora veniamo ai semafori pedonali, quelli che diventano verdi premendo il pulsante…Beh forse è così a Milano, a Catania e anche a Roma. Ma NON a Napoli. Premendo il pulsante non succede niente per svariati minuti. Poi uno pensa che il semaforo sia un “rosso fisso” e passa con il rosso… Mentre attraversavo con il rosso, dopo aver aspettato un bel pezzo il verde, il semaforo è effettivamente diventato verde. Ma è ritornato rosso PRIMA che io riuscissi a raggiungere il marciapiede opposto.
Ma ci sono davvero tutti questi centometristi a Napoli?
Poi la sera mia sorella ha preparato le valige. Ha trovato un mio calzino sperduto ed ha distribuito gli innumerevoli bagno-schiuma che abbiamo fatto sparire dal bagno.

Giorno 8: Palermo di nuovo
Bene, abbiamo liberato la stanza prima delle 9, ma lo sbarco era per le 13.30.
Me ne sono andato a suonare ed un napoletano mi ha detto che non potevo stare li. Io gli rispondo che ben 2 pianisti di bordo mi hanno detto che potevo suonare tutto il tempo che volevo. Lui mi chiede da quanto tempo dura questa cosa ed io dico: “una settimana”.
Ancora non è convinto, mi da le indicazioni per un altro pianoforte che posso suonare liberamente, ma io gli faccio notare che in quel pianoforte manca la sedia. Finalmente dopo un quarto d’ora questo capisce che io sono un passeggero e non uno dell’equipaggio e mi lascia stare.
Poi ho iniziato a gironzolare. Ho incontrato il Peggior Nemico che si è dimostrato gentile e mi ha tenuto la porta… Allora anche lui è un umano!
Sono entrato in un bagno che aveva l’etichetta della sedia a rotelle, indice di bagno per invalidi. In effetti tutta la nave è molto utilizzabile dagli invalidi…
Il bagno ha la solita porta a molla, e vorrei vedere se è possibile aprirla stando seduti su una sedia a rotelle. Il cesso era normale e tutta la differenza consisteva in una maniglia li vicino, mentre non è proprio così che si fa. Il lavandino era quello normale: messo in alto, su un ripiano che impedisce l’accesso con le sedie ed il rubinetto non poteva essere aperto da una sedia… A quanto pare non tutti hanno il diritto di lavarsi le mani. Però i soldi del biglietto li vogliono lo stesso.
Anche gli ascensori sono interessanti da descrivere: davanti ai pulsanti per chiamare l’ascensore ci stava un posacenere quindi se state seduti su una sedia a rotelle portatevi una maschera antigas, perché dovrete sniffarvi tutti i posaceneri per chiamare un ascensore.
Anche entrare in cabina non è facile: oltre la porta a molla, c’è pure un gradino. Gradino di cui non vedo la ragione dato che non serve per rendere stagna l’apertura.

Altre informazioni: Ovviamente non intendo tacere il nome della società con la quale ho viaggiato: MSC (Mediterranean Shipping Company) e il nome della barca era: Opera.
Una barca appena costruita, un concetto nuovo per i motori ma gli interni li dovrebbero disegnare degli ingegneri con l’artrite.

Foto: bagno-schiuma WC della cabina Io che faccio l’idiota

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